LASCIA SPAZIO ALL’INASPETTATO

 

Ogni 31 dicembre ci sediamo sul trampolino nell’ attesa del nuovo anno per lanciarci.

Il nuovo anno rappresenta la possibilità di aprire un nuovo libro, pieno di pagine bianche, sulle quali scrivere nuove storie.

Storie di avventure, di amori, di entusiasmi.

Storie emozionanti, di incontri, di sguardi. Nuove opportunità di lavoro, nuove cose da imparare.

Nuovi viaggi, e per viaggi non intendo solo quelli che prevedono lo spostamento in altri luoghi fisici, bensì l’attitudine a viaggiare con la mente, l’apertura a nuovi orizzonti, acquisendo nuove, inaspettate prospettive.

libro con pagine bianche

 

Prima di scrivere avevo un piano. Ma i miei pensieri mi hanno trasportato da un’altra parte. E mi è venuta in mente  una frase che ieri ho scritto sul mio quaderno delle ispirazioni:

LASCIA SPAZIO ALL’ INASPETTATO.

Il primo giorno dell’anno scriviamo una lista di buoni propositi e pensiamo che, pianificando in ogni piccolo dettaglio le nostre giornate, avremo il controllo della nostra vita.

E che questo controllo ci porti a “quella stabilità in grado di assicurarci la felicità”.

Qualcuno un giorno mi ha detto:

 

La felicità è come una farfalla:

se l’insegui, non riesci mai a prenderla,

ma se ti siedi tranquillo, può anche posarsi su di te

Nathaniel  Hawthorne – La lettera scarlatta

 

Più che buoni propositi quest’anno sulla mia lista ho scritto le parole del 2016. Le parole per me importanti, quelle in grado di cambiarmi la vita. Voglio condividerle con voi:

INTRAPRENDERE. Qualsiasi cambiamento parte dalla volontà di assumersi la responsabilità di fare qualcosa di diverso rispetto a quello che abbiamo fatto finora. Diceva il mio maestro Jim Rohn:Se vuoi che le cose cambino devi cambiare tu, se vuoi che le cose migliorino, devi migliorare tu”. Intraprendere significa mettere le proprie idee in movimento e far sì che qualcosa di nuovo produca dei nuovi risultati.

CORAGGIO.  Per andare avanti occorre percorrere strade sconosciute e spesso impervie. Per farlo occorre coraggio. È comodo starsene al caldo e lamentarsi che le cose non funzionano. Le persone di successo non sono fortunate. Sono disciplinate, costanti e coraggiose. Escono dalla loro zona di comfort e affrontano il mondo ogni giorno, mettendosi in discussione e crescendo sul campo. Solo così ottengono in cambio stima e gratificazione.

 

the best things

IMPARARE. Quello che più amo dei bambini è l’entusiasmo che esprimono nell’ apprendere in qualsiasi momento qualsiasi cosa da chiunque gli stia accanto. Sono delle spugne. Ma la loro capacità di imparare dipende in larga parte dal fatto che non abbiano pregiudizi né sovrastrutture in grado di frenarli. Sono curiosi e hanno il senso della felicità e per questo imparano velocemente. Torniamo bambini!

COMPRENDERE. Il 90% delle criticità lavorative e relazionali deriva dal modo in cui comunichiamo con i nostri interlocutori piuttosto che dal contenuto dei nostri pensieri. In altre parole pensiamo una cosa ma ne diciamo un’altra, il più delle volte sbagliando tono di voce e riponendo poca attenzione nella scelta delle parole. L’empatia è la dote che più ci aiuta nel relazionarci agli altri perché si fonda sulla sincera capacità di chi comunica di entrare nei panni di chi ascolta, assumendone il punto di vista. Spogliamoci del nostro ego e proviamo ad abbracciare il punto di vista degli altri. Con meno pregiudizi e più voglia di ascoltare riusciremo ad avere relazioni più serene e positive con chi ci sta intorno.

SORRIDERE. È una delle mie parole preferite. È semplice sorridere quando tutto va bene, eppure posso garantirvi che è possibile sorridere anche sotto la pioggia. Il sorriso è un atteggiamento mentale che esula dalle circostanze esterne perché è frutto di una consapevolezza interiore più profonda: la vita è un percorso ad ostacoli, non possiamo lasciarci abbattere dalle difficoltà, dobbiamo sviluppare resilienza. Solo reagendo riusciremo a vedere la bellezza racchiusa in ogni piccolo dettaglio e a sorridere di gusto.

Felice 2016!

 

 

SULLE TRACCE DEL PICCOLO PRINCIPE

Il film più atteso del nuovo anno.

La favola preferita da milioni di “ex” bambini di tutto il mondo.

File interminabili davanti ai botteghini per accaparrarsi i biglietti. Ieri finalmente la prima: Il Piccolo Principe è tornato!

Il film racconta la storia di una bambina alla quale una madre manager ha programmato ogni istante della vita. L’arrivo improvviso di un anziano aviatore stravolge la sua routine mostrandole il mondo da una nuova affascinante prospettiva. A questo punto della storia le pagine disegnate dall’ aviatore danno vita al racconto delle avventure del piccolo principe.

Mark Osborne, già regista di Kung Fu Panda, riesce a raccontare la storia di Antoine de Saint Exupéry  aggiungendo alla poesia dell’originale letterario una forte componente di attualità. Nell’ era del controllo la mamma manager pianifica al secondo il futuro di sua figlia tralasciando ciò che è davvero importante: l’amicizia, il gioco, l’immaginazione.  Il bizzarro aviatore con la semplicità racchiusa in un disegno e la gentilezza nel donare un fiore rappresenta l’invito a tornare all’ essenziale.

L’essenziale è invisibile agli occhi. 

Antoine de Saint Exupéry

La colonna sonora de Il Piccolo Principe, realizzata da Richard Harvey e Hans Zimmer, accompagna delicatamente ciascuna scena del film, enfatizzandone piacevolmente i momenti topici e incantando lo spettatore con la sua innocenza. Al dolce sottofondo delle scene iniziali subentra una vivace ritmica a punteggiare i momenti più attivi del film. L’arrivo della bambina dall’aviatore è scandito dalle note di Boum! di Charles Trenet che, insieme ad altri brani, dona alla narrazione un sapore francese dolce e spensierato.

Scene significative del film “Il Piccolo Principe”:

Meraviglioso l’ingresso della bambina nel mondo dell’aviatore: Un giardino fiorito e un aereo rosso sgangherato. Un paracadute colorato sotto cui rifugiarsi senza aver paura di ridere a crepapelle. Un deposito di oggetti in legno e una volpe alla quale cucire una bocca per parlare.

La bambina delusa torna a casa e aspira via tutte le stelle appiccicate al soffitto della sua stanza grigia. Le stelle rappresentano i sogni e le speranze.

La volpe animata libera la bambina dal “processo di essenzializzazione” con una graffetta, frutto della trasformazione di uno degli oggetti ritenuti “non essenziali” (bicicletta, canoa, vecchio aereo).

La bambina “perfetta” alla vista dell’ambulanza che porta via l’esploratore ruba una bicicletta e pedala sotto la pioggia per raggiungerlo.

La bambina rompe la campana di vetro e libera le stelle, surfando su di esse. Il piccolo principe può tornare a casa.

Audiolibro – Il Piccolo Principe

Sito ufficiale de Il Piccolo Principe

 

SIATE FELICI (NON SOLO A NATALE!)

Gli adulti non capiscono mai niente da soli ed è una noia che i bambini siano sempre eternamente costretti a spiegar loro le cose.

Il Piccolo Principe – Antoine de Saint Exupéry

 

Il Natale è unico.

Da qualsiasi punto di vista vogliate considerarlo, il 25 dicembre è il giorno dell’anno in cui più riusciamo a sentire  le nostre emozioni prendere il sopravvento.  Nel giorno di Natale amore, tristezza, gioia, tenerezza, compassione si fondono in un mix interiore irripetibile.

Qualunque sia la vostra storia e ovunque vi troviate, questo è il mio augurio per voi.

Siate felici (e non solo a Natale). 

Maria Teresa

2Z6U5233

#STORIE: ALLA RICERCA DELLA BELLEZZA

Adoro Napoli. È una città ricca di fascino, tradizione e cultura. Una città dalle forti contraddizioni: il salotto buono a Posillipo e il degrado nero in periferia.

Vi racconto una storia.

A Napoli c’è un quartiere di nome Barra, che conta 40.000 abitanti, gran parte dei quali sono giovani. A Barra manca un teatro, un cinema e qualsiasi altro centro di aggregazione. Barra è il quartiere di Napoli con la percentuale più alta di sfruttamento minorile e di dispersione scolastica. I bambini che non vanno a scuola vengono utilizzati dalla camorra perché non sono imputabili. A proposito di questo, Giancarlo Siani raccontava di un bambino che seguiva il boss portandogli la pistola per non fargli avere problemi.

In questo quadro grigio scuro c’è un sognatore audace che colora di giallo la vita dei ragazzi di questo quartiere insegnando loro l’arte e la bellezza. Con dei trampoli, una chitarra e una bruciante voglia di fare.

copertina-iqbal

Lui è Giovanni Savino ed è il presidente de Il Tappeto di Iqbal, cooperativa sociale che dal 99 lotta contro la mafia e lo sfruttamento minorile.  Incontro Giovanni stamattina al Chiostro di San Marcellino, dove è stato invitato dall’ Università di Bath per raccontare dei suoi ragazzi. Ragazzi come Marco Riccio, che a soli 23 anni è stato definito “il miglior cittadino italiano” in Europa, attualmente vice presidente della cooperativa. O come Pietro Esposito che, con il calore della sua voce, in un attimo infrange il freddo formalismo della platea. Come loro altri 15 ragazzi sottratti alla camorra che, grazie al progetto del circo sociale, hanno sviluppato la consapevolezza che una strada alternativa esiste ed è possibile anche per loro.

È la strada della bellezza.

Il circo sociale vince perché si basa sulla resilienza. Con poche cose si può costruire bellezza. I ragazzi sono attratti dalla malavita per il rischio, vogliono sentirsi grandi.  Noi lavoriamo con il rischio positivo. Li sfidiamo a salire sui trampoli e facciamo capire loro che anche l’arte può renderli protagonisti”.

Il progetto di Giovanni prevede l’apertura di un tendone da Circo, luogo autofinanziato per

poter fare arte e bellezza, ma soprattutto per lavorare per togliere le perle ai porci con o senza cravatta”.

A sostenere Il tappeto di Iqbal nomi celebri della cultura e dello spettacolo come Jacopo Fo, Stefano Benni, David Larible, Paolo Rossi e tanti altri da ogni parte del mondo. Il circo sociale di Barra è entrato nel circuito mondiale di Le Cirque du Soleil e lavora con Save the Children per importanti progetti di tutela dell’infanzia.

Sostieni Il tappeto di Iqbal

 

“Per lottare contro la mafia non bisogna prendere soldi.

Per lottare contro la mafia occorre portare risultati concreti.

Per lottare contro la mafia bisogna diffondere cultura ed educazione”.

 

Giovanni Savino

 

Ma chi era Iqbal?

Iqbal Masih era un bambino pakistano nato nel 1983 in una famiglia molto povera. A soli quattro anni fu venduto da suo padre ad un commerciante di tappeti per saldare un debito di 12 dollari. Costretto a lavorare in condizioni disumane per 12 ore al giorno, Iqbal riuscì a fuggire e riprese a studiare. Nel 1993 cominciò a sensibilizzare l’opinione pubblica sulla schiavitù infantile e partecipò ad una campagna per boicottare i tappeti pakistani e mettere sotto pressione le autorità di Islamabad. Un anno dopo, a soli 11 anni,  fu insignito del premio Reebok Human Rights Award dall’ Università di Boston. Grazie alla miccia innescata da Iqbal, l’attivismo locale e la pressione internazionale provocarono la chiusura di molte fabbriche di tappeti. Era Pasqua e Iqbal giocava sulla spiaggia quando fu ucciso da quella che è stata definita “la mafia dei tappeti”.

La sua morte ha posto il tema del lavoro minorile al centro dell’attenzione mondiale e Iqbal è diventato il simbolo della lotta allo sfruttamento.

#MOSTRE: CON GLI OCCHI DI UN BAMBINO

Ci abbiamo messo entusiasmo, orecchio ed energia.

Abbiamo mischiato le nostre competenze: Matteo la sua capacità di cogliere i dettagli, io la voglia di raccontare con poche parole le emozioni di una vita.

Indimenticabili le giornate trascorse ad ascoltare le storie raccontate dai nonni del paese. E buffi i momenti in cui ci perdevamo nel tentativo di comprenderli quando ci parlavano in dialetto stretto.

Con gli occhi di un bambino, racconto fotografico diventato una mostra, sarà in esposizione fino al 13 dicembre presso la sala espositiva dietro al Museo degli orologi di San Marco dei Cavoti (BN) in occasione della Festa del torrone e del croccantino . Tornate bambini e lasciatevi emozionare dai racconti dei nonni di uno dei borghi più belli d’Italia!

Dicono della mostra

In the making of….Con gli occhi di un bambino

 

CON GLI OCCHI DI UN BAMBINO

Una copywriter e un fotografo. Tre giorni in un piccolo borgo antico ad ascoltare storie e catturare istanti di vita. L’odore di cose buone, l’aria pulita e gli occhi lucidi dei nonni del paese.

Tutto è cominciato in un pomeriggio d’ispirazione a Salotto Scafarelli. Sentivamo crescere la voglia di raccontare le storie delle persone e il bisogno di sentire le emozioni che vanno oltre i confini della pelle e toccano l’anima di chi ti sta di fronte.

Nasce così Con gli occhi di un bambino, racconto fotografico di Matteo Anatrella e Maria Teresa Scafarelli  in mostra al Museo degli orologi di San Marco dei Cavoti (Benevento) dal 5 dicembre 2015, in occasione della Festa del Torrone , per raccontare la terza età in modo inaspettato.

Fotografia e parole s’intrecciano in un percorso narrativo che mette in luce l’essenza più vera di noi, quella che si sviluppa nel periodo dell’infanzia. Il titolo del progetto ne racchiude l’unicità: lo storytelling fotografico si articola su una prospettiva nuova, assumendo il punto di vista di un bambino e tracciando una linea di congiunzione con il narratore, un anziano che racconta i primi anni della sua vita.

Nel nostro percorso creativo abbiamo immaginato un abbraccio ideale che congiunge due generazioni, apparentemente distanti ma di fatto profondamente simili. Vogliamo raccontarne la delicatezza, l’ emotività, la fragilità e la bellezza.

20151112_130142(0)

LA TEORIA DELLE FINESTRE ROTTE

Lo scorso fine settimana sono stata a Verona per l’ inaugurazione di un posto magnifico che si chiama Fonderia Aperta. In Italia c’erano tre fonderie: due sono state smantellate al termine della loro attività e la terza è stata “adottata” da un gruppo di folli visionari che, in 11 anni di ostacoli burocratici e strutturali, hanno restituito a questo luogo fascino e bellezza.

teoria delle finestre rotte

Parlando della nascita di Fonderia Aperta con l’artista Alessandro Capuano, mi è venuta in mente questa teoria e voglio condividerla con voi.

Nel 1969 il professor Philip Zimbardo dell’università di Stanford  condusse un esperimento di psicologia sociale. Abbandonò due automobili identiche in due posti socialmente opposti: una fu lasciata nel Bronx, zona povera e conflittuale di New York, l’altra a Palo Alto, zona ricca e tranquilla della California. Due auto identiche abbandonate, due quartieri con popolazioni molto diverse e un team di specialisti in psicologia sociale per studiare il comportamento delle persone nei due posti.

L’auto abbandonata nel Bronx fu smantellata in poche ore. Tutti i materiali che potevano essere utilizzati furono rubati, quelli non utilizzabili distrutti. L’auto lasciata a Palo Alto fu trovata intatta.

A quel punto i ricercatori decisero di rompere un vetro della vettura di Palo Alto innescando un processo imprevisto: furti, violenza e vandalismo ridussero il veicolo nello stesso stato come era accaduto nel Bronx.

Perché il vetro rotto in una macchina abbandonata in un quartiere presumibilmente sicuro è in grado di provocare un processo criminale?

È opinione comune attribuire alla povertà un legame diretto con il crimine. Questo esperimento dimostra che i comportamenti criminali hanno a che fare con la psicologia, con il comportamento umano e con le relazioni sociali.

Un vetro rotto in un’auto abbandonata trasmette un senso di deterioramento, di disinteresse, di noncuranza. Il vetro rotto provoca la sensazione di rottura dei codici di convivenza, di assenza di norme.  Ogni nuovo attacco all’auto ribadisce e moltiplica questa idea,  innescando una spirale di violenza incontrollata.

La teoria delle finestre rotte, elaborata da Wilson e Kelling, giunge alla conclusione che la criminalità è più diffusa nelle aree dove l’incuria, la sporcizia e l’abuso sono più alti.

Se si rompe un vetro in una finestra di un edificio e non viene riparato, saranno presto rotti tutti gli altri.

Se una comunità presenta segni di deterioramento e questo non  interessa  a nessuno, fiorisce l’illegalità.

Se piccoli reati, come il parcheggio in luogo vietato, il superamento del limite di velocità o il passare col semaforo rosso, sono tollerati e non puniti, si svilupperanno “difetti maggiori” e poi crimini più gravi.

Se parchi e altri spazi pubblici sono gradualmente danneggiati e nessuno interviene, i cittadini smetteranno di uscire dalle loro case per paura di bande che progressivamente approfitteranno del loro stato di abbandono per occuparli.

In un periodo in cui i teatri chiudono, Fonderia Aperta è l’esempio di come, con visione e buona volontà, sia possibile trasformare una finestra rotta in una finestra aperta  per promuovere creatività e cultura.

SCRIVI IN ITALIANO, SALVA UN COPYWRITER.

CAMPAGNA SOCIALE PROMOSSA DAL MINISTERO DELLE MERENDINE.

Ogni 7 secondi un copywriter muore.

Mentre leggi questo articolo si sta consumando una tragedia.

Un copy è agonizzante davanti allo schermo del suo pc. Scorrendo tra le pagine dell’ultimo blog di tendenza ha scoperto che l’italiano è in via d’estinzione.

copywriter agonizzante

Ma c’è ancora un barlume di speranza. Tu, sì, proprio tu che stai leggendo ora, puoi salvare la vita di un giovane scrittore.

Esistono degli oggetti di forma rettangolare che raccolgono fogli, detti pagine, in cui, sotto forma di raggruppamenti di frasi, si annida il sapere. Tali oggetti si chiamano libri.

Si usavano prima dell’avvento della tecnologia, del perché con la x (xché) e degli emoticon, e non solo per metterli sotto il tavolo traballante o per schiacciare la zanzarina malefica che ci rompe le scatole davanti alla tv.

I libri salvano la vita ai copywriter perché evitano l’estinzione della nostra lingua.

La lingua riflette il nostro modo di pensare e i pensieri ci rappresentano nella vita di tutti i giorni. Dunque se scriviamo male vuol dire che non ci curiamo abbastanza del modo in cui comunichiamo i nostri pensieri.

“Le parole sono preziose, vanno pronunciate quando aggiungono qualcosa; se servono da sottofondo, preferisco la musica chillout”

SCRIVERE BENE ALLUNGA LA VITA

La lingua diventa brutta e imprecisa perché i nostri pensieri sono stupidi, ma la trascuratezza della nostra lingua ci rende più facile avere pensieri stupidi” .

George Orwellscrivere bene

Le parole sono magiche. Grazie alle parole possiamo rendere i nostri pensieri reali, trasformare l’invisibile in tangibile, mettere le ali ai nostri progetti.

Ma…C’è sempre un ma. La magia funziona a patto di utilizzare le parole giuste.

La nostra lingua è ricchissima di parole ma, di fatto, nell’esprimerci ne utilizziamo una parte molto esigua. Per usare una metafora: abbiamo una stanza enorme a nostra completa disposizione e ci accontentiamo di starcene in un angolino.

Ciascuna parola contiene in sé un significato preciso fatto di sfumature che la rendono unica e diversa da tutte le altre.

L’80% dei conflitti potrebbe essere evitato se imparassimo ad utilizzare le parole giuste al momento giusto. Quanti litigi dipendono dalle incomprensioni? Le incomprensioni derivano dal fatto che non ci adoperiamo abbastanza nella scelta delle parole quando ci confrontiamo con il nostro interlocutore. Non possiamo entrare nella testa delle persone e modificarne i pensieri, ma possiamo comunicare in modo tale da non esasperarli. A questo punto la domanda è:

Come migliorare la comunicazione ?

  1. Idee chiare. Se non avete le idee chiare su quello che volete comunicare emetterete messaggi confusi e chi vi ascolta non li capirà. Se siete preparati sull’ argomento da trattare le parole verranno da sole. Raccogliete le idee e scrivete in sequenza i punti che volete trattare. Già il fatto di scrivere vi renderà tutto più chiaro.
  2. Pensate agli effetti che produrrà la vostra comunicazione. La comunicazione è un flusso bilaterale tra persone (“concentrati di emozioni, testa e ormoni”), in cui la componente relazionale ha un grosso peso. A seconda del vostro modo di comunicare potete ottenere risultati diversi. Se vi porrete in modo gentile, raccoglierete gentilezza, viceversa un tono aggressivo attirerà chiusura e astio.
  3. Responsabilità. Se l’interlocutore non afferra il messaggio che gli state comunicando c’è qualcosa che non va. La comunicazione è un “gioco” in cui chi invia il messaggio si assume la responsabilità di sintonizzarsi con chi ascolta. Voi conoscete i contenuti da trasmettere, voi decidete il tono da utilizzare e sempre voi scegliete le parole per comunicare il vostro messaggio. Se vi sentite incompresi dal mondo forse è giunto il momento di rivedere la vostra comunicazione.

Chi parla male non vive necessariamente male, ma vive con una minore consapevolezza e, la consapevolezza, assieme all’ umorismo, è ciò che distingue l’uomo dal babbuino”. A. Zaltron

SEI PRONTO AD APRIRE QUELLA PORTA?

Uno dei motivi per i quali ho scelto di intraprendere il mestiere di copywriter riguarda il potere delle storie. Sono sempre stata affascinata dalle innumerevoli potenzialità narrative che ciascuna storia racchiude.

Mi spiego meglio.

Provate ad immaginare la vostra vita come un corridoio. Ai lati del corridoio ci sono numerose porte. Dietro a ciascuna porta c’è a sua volta un corridoio con altre porte che accedono ad altri corridoi, così da formare un reticolo interconnesso.

corridoio

Le porte rappresentano le persone che incontriamo lungo il cammino.

Dagli incontri possono nascere innumerevoli opportunità. Vi spiego cosa intendo..

Ero così presa dalle piccole noie del quotidiano che non mi ero accorta di aver ricevuto un dono meraviglioso.

In qualsiasi momento della mia vita, ovunque nel mondo, ho la possibilità di conoscere persone che hanno una storia diversa da raccontare.

Pensateci un attimo, ciascuno di noi ha un vissuto differente dal quale ha avuto la possibilità di apprendere come funziona un “pezzetto di mondo”. Grazie al confronto fatto di ascolto ed empatia gli incontri hanno il potere di generare idee e progetti extra-ordinari, frutto della mescolanza di culture, visioni e prospettive differenti. 

empatia

Vi svelo un segreto. Questo dono è stato fatto a tutti noi. Solo che siamo talmente presi a lamentarci di ciò che non va che non ce ne siamo ancora accorti. Chi ha acquisito questa consapevolezza abbraccia la vita e sorride.

La felicità è dietro quella porta. Cosa aspettate ad aprirla?